LA GIACCA: MANIFESTO
DOPPIO PETTO

ALL’INSEGNA DEL BELLO
SOGNANDO CON FABRIZIO ZAMPETTI IMMOBILIARISTA E BON VIVANT

È la regina del guardaroba maschile, la giacca. Wikipedia ci ricorda che la giacca deve il suo nome a Jacques Bonhomme, soprannome dato ai contadi­ni che durante le rivolte popolari del XIV secolo in Francia portavano un capospalla corto, aperto davanti, antenato di quello che noi oggi chiamiamo giacca, appunto. Non mi spiace l’ironia per cui il capo d’ab­bigliamento oggi sinonimo di eleganza e formalità, debba le sue origini a un’insurrezione contadina contro l’aristocrazia: è una bella lezione per chi confonde lo sti­le con lo stato sociale. L’eleganza è un’at­titudine, un modo d’essere, ha più a che vedere con il pensiero che con il vestiario. Le cose belle hanno un prezzo, innegabile, però una giacca su misura è un investi­mento che dura, perché di qualità, perché se fatta a tuo gusto, e non a gusto di altri, non passa di moda. Un perfezionista amante dell’eccellenza come sono io non può certo lasciarsi scap­pare l’occasione di personalizzare la sua giacca, nel taglio, nel tessuto, nei dettagli. Nella mia ricerca della “giacca alla Zampetti” ho trovato un complice per­fetto nel sarto napoletano Felice Vitale, erede della tradizione dell’alta sartoria partenopea. Con lui realizzo il mio sti­le: mi piacciono le giacche a doppio pet­to (ma non esclusivamente), con i rever importanti a lancia, realizzate anche con tessuti dalla fantasia un po’ sfacciata. Un capo dal taglio iperclassico che viene stemperato dal gessato esagerato, dal bianco candido, dal tartan con colletto a contrasto. È vero che l’abito non fa il monaco, ma se non sei un monaco che ti metti a fare il saio? Mi spiego: l’abito racconta molto di noi, delle nostre scelte, del nostri gusto, dunque trovo giusto dedicare energie per cercare quello che meglio ci sta addosso. Una giacca su misura non è solo un capo della taglia giusta che sta bene addosso: la scelta del taglio, del tessuto, dei dettagli (asole, bottoni, fodera…), tutto contribuisce a creare un vero manifesto pubblico della nostra personalità.
E poi, perché nasconderlo, c’è il piacere edonistico, molto personale, di prendersi il tempo di incontrare il sarto a casa, ideare il capo a partire dal tessuto, prendere le misure, immaginarsi nella nuova giacca… Forse i contadini rivoluzionari francesi non pensavano a questo nel XIV secolo, ma sono sicuro che ne avrebbe goduto anche Jacques Bonhomme.

LA GIACCA È LA REGINA DELL’ABBIGLIAMENTO FORMALE MASCHILE. EPPURE E NATA DA UNA RIVOLUZIONE CONTADINA, «MI PIACE FARLE SU MISURA, CON QUEL TOCCO DI ECCENTRICITA ANTICONFORMISMO CHE MEGLIO DESCRIVE IL MIO STILE PERSONALE»